Il profumo di dolce
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Il profumo di dolce
Camminando con fretta concitata, tipica del nostro secolo può capitare di imbattersi in qualcosa di tanto inaspettato quanto piacevole, che fa riaffiorare alla mente ricordi di un infanzia a noi estranea che non ci appartiene, ma a cui aneliamo febbrilmente ciechi nell'illusione di poter vivere la giovinezza altrui. Giochi e risa si interrompono improvvisamente al suo sopraggiungere, e l'attenzione si fissa su di lei, il profumo di dolce. Allegria e gioia si tramutano improvvisamente in preghiera e supplica, ed ognuno prova ad accaparrare per sé stesso tutto ciò che può portarsi via per mangiare nascondendosi, accucciato, riempiendosi la bocca a grandi manate. Tuttavia a volte il profumo non si origina dal nulla, per esistere senza creatore. Spore si liberano nell'aria, alla ricerca di un ospite umano da infettare, mascherate da ciò cui le persone si riempiono i polmoni a grandi boccate, nella speranza empia di poter godere di ciò che non gli appartiene. Questo morbo, una volta afflitto un ospite, si muove al suo interno, tra organi pulsanti e vasi sanguigni rigonfi, in moto verso il cervello, il suo posto prediletto. Non mosso da una frenesia morbosa, ma da un morbido languore, il fungo si nutre dei neuroni dell'ospite, facendoli marcire. Come fosse un semplice raffreddore, l'ospite incurante comincia a perdere intuito e perspicacia, abbandonandosi ad un lassismo intellettuale che gli permette di non congestionare le poche unità cerebrali rimastegli. Rabbia e frustrazione prendono il posto di calma e pacatezza, e i colti soliloqui vengono sostituiti da rozze liti. La vittima sta mutandosi in ciò che troppo spesso infesta il nostro vivere: uno stupido. Colui che nutre il suo intelletto con il becero ciarpame industriale e dozzinale lo diventa a sua volta, entrando a far parte della schiera mefitica degli alienati. Coloro i cui interessi risiedono unicamente in colori vivaci e forti suoni, che si lasciano ipnotizzare dalle grida di altri stolti. E il fungo cresce e prolifera fino al completo divoramento del cerebro, momento in cui si sposta nella brezza alla ricerca di un nuovo ignaro ospite.