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SI E' ADDORMENTATA ....E SI E' RISVEGLIATA NEI SUOI STESSI SOGNI

SI E' ADDORMENTATA ....E SI E' RISVEGLIATA NEI SUOI STESSI SOGNI

Publié le 11 avr. 2023 Mis à jour le 24 avr. 2023 Éducation et formation
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SI E' ADDORMENTATA ....E SI E' RISVEGLIATA NEI SUOI STESSI SOGNI

Si era  addormentata sui suoi stessi sogni, Emery, una bambina bionda con gli occhioni  azzurro-blu e le labbre carnose pronte  a guardare il cielo , sotto un naso delicato, roseo, che era rivolto spesso in alto, fra le nuvole, in cerca di qualcosa, in cerca di un odore, di una sensazione, di un rumore, un rumore che penetra anche se sei piccolo. Un rumore diverso dai rumori del mondo. Quella bimba era diversa da tutte le altre bimbe del suo paese di provincia, stretto, piccolo, nauseabondo. I genitori la portavano spesso, di buon mattino,  a guardare il mare per farle fare colazione prima di portarla a scuola, era l'unico  modo che avevano per farle gustare quello yogurt : farle guardare il mare. Ecco la scuola.

La scuola dovrebbe essere il luogo dove essere accolti per eccellenza, sentirsi amati, sentirsi parte di qualcosa. Per Emery non è mai stato così. Ha imparato fin da piccola quanto può essere cattivo l'essere umano, quanto può essere perfido con le parole, con lo scherno, con quegli adulti chiamati "maestri", che dovrebbero garantire la legalità, di cui tantosi riempiono la boccae poco le mani. Adulti che molto spesso si voltano dall'altro lato, perchè la mancanza di legalità ha una sua radie profonda nel bullismo, quello più feroce.

Di sovente, i suoi compagni la chiamavano in senso dispreggiativo, "la addormenata nel bosco", togliendo il bella.

Emery corre nei corridoi della scuola avanti ad un gruppetto, con il suo zainetto nuovo, intonso,  che la madre le ha regalto con non pochi sacrifici, ma qualcuno ferma la sua corsa. Gianmarco, suo coetaneo, la rincorre, calciandole da sotto lo zaino, dei calci dritti, sferrati non tanto per ferire quanto per offenderla gratuitamente, per il semplice gusto di farlo, uno sfizio in più per deriderla. Gli occhi di emery, così blu,  ad ogni calcio che le arriva da sotto lo zaino e che la fa sobbalzare con il suo peso tutti i libri in avanti, rimangono feriti, si spengono, la luce di prima durante quella corsa ora non c'è più, vi è solo silenzio e una  battuta che squarcia, gridata in malo  modo. " E' arrivato Calimero, ahahhahaha"-le urla in pieno viso il ragazzino, prima di sbatterle in faccia la porta gialla della classe. Emery rimane ferma con il suo zaino pieno di calci e con lo sguardo fisso su quel legno giallo. Non ci si abitua mai, nanche da piccoli, alla cattiveria degli altri. Alla cattiveria gratuita. 

Era sola nel suo banchetto, lo è stata per quasi 13 anni , se qualcuno le si avvicinava poi dopo un pò spariva, come se si scocciasse di lei, infatti,era solita ripetere spesso a se stessa:-" Tutti, prima o poi, si scocciano di me, e se ne vanno, spariscono..."-in un continuo chiedersi , fino al'età adulta, cosa era in lei che non andava, in quel piccolo paese di provincia bagnata dal mare e dalla mafia che le appariva a scuola, come nelle strade, sotterrato sotto cumuli di parole . Le parole che divenatno macerie, e di macerie che il vento rende polvere.

Ore 12,00, ore di educazione fisica nella scuola media, Emery, non è cambiata per nulla, e solo più alta, ma qui c'è sempre qualcuno a deriderla, le femmine. I suoi occhi blu oggi hanno 13 anni, ma non ha ancora avuto il menarca, non è ancora considerata una donna, ma solo e soltanto una bambina, come le dicono le compagne,  con disprezzo. Le stesse compagne che sono diventate donne a 10 anni appena. In un paese di provincia del profondo Sud Italia, tutto ruota intorno al focolare di una donna, casalinga, moglie e madre. Emery questo fa finta di non capirlo, pensa di essere destinata ad altro, e alla domanda della compagna che le chiede se è già divenuta "signorina" per fare una sorta di lista di chi lo era già e chi no, sbalgia colpo, tentenna indecisa se dire la verità o meno, alla fine decide di usare una sottile ironia mal capita, rispondendole: -" E cosa significa diventare signorina?"-a quella domanda ad altra domanda, cadono grasse risate, e la più spavalda Antonella, le dice:-" Ma povera bambina....è una bambina ancora, una poveretta!"- affermazione coronata da  risate e urli sguaiati. Quel ricordo di quella domanda così intima è così, prepotentemente, impresso nei suoi occhioni cobalto, Emery, ricordo che . cerca disperatamente di  scrollarlo di dosso   "spolverandosi" le spalle, ma non ci riesce, e ne rimane avvolta come una scia luminosa.

Ore 12,00, sempre le stesse ore di ginnastica nella scuola media, Emery, si appresta con i compagni a scendere le scale che portano alla palestra, quando il bullo della classe, Gianmaria, le prende per il capo, non per darle un bacio, ,a per abbassarle la testa a terra, con forza. Le ginocchia di Emery, si piegano e scricchiolano a terra insieme alla sua testa, fra le risate dei compagni, che non fanno nulla mentre se la ridono. Lei retsa così per cinque interminabili minuti, fino a quando non arriva il docente di ginnastica che apre la porta della palestra, ma non punisce nessuno. Tutto passa liscio. Lo stesso episodio si ripete spesso in classe, durante le ore di ricreazione o fra un apausa e l'altra, dove lo stesso bullo di turno, la guarda dritto negli occhi per piegarle la testa sul collo con dei colpi, al suono di:-" Oh ciwawa, oh ciwawa!"- nel mezzo della vergogna di Emery, la quale si vergogan di se stessa, si sente sporca, e passa spesso la notte a pensare perchè le fanno del male, perchè non ha un amico vero pronto a difenderla, un amico che non rida di lei, che non la derida. 

Si è svegliata quella bimba dai suoi stessi sogni, dalla meschinità della gente, dalle parole che feriscono il cuore, dai gesti di chi ti schiaccia, le hanno abbassato la testa fino alla punta dei piedi, le hanno fatto roteare le pupille pur di trovare una via di fuga. L'hanno fatta vergognare di se stessa. Le hanno buttato addosso il peccato del suo candore, la sua purezza, cercando di mortificarla, le hanno creato dei ricordi che si porterà per tutta la vita, perchè non si dimentica l'essere soli da piccoli. Bullismo, mancanza di legalità, l'educare hanno una radice comune, radicati nella sfera dell'umano, non fanno parte degli abissi più profondi e reconditi del genere umano, come narra  chi vuole disbrigarsi troppo in fretta di queste pratiche  , ma sono nascoste  in superficie sotto la sabbia, fra i granelli di polvere si rinnovano ad ogni marea, ad ogni onda che arriva violenta sui piedi nudi di chi sta a guardare , e si infrange spezzando via il bene da ogni forma di umanità. Ed è a scuola che ha inizio l'umanità, che ogni anno si rinnova. 

Ore 00,00, un ragazzo gentile, un principe venuto da lontano le accarezza il viso dolcememente, facendole dimenticare ogni polvere di stelle alla bella addormentata. 

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