I Biopesticidi
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I Biopesticidi
I Biopesticidi
Come manipolare la natura in modo sostenibile
Produzione industriale: i vantaggi…
Il processo di selezione naturale ha sviluppato numerosissime forme di vita estremamente complesse. Nonostante la loro diversità, ciò che le accomuna tutte è la necessità di nutrirsi. Anche noi esseri umani siamo caratterizzati da questa necessità, ma ci distinguiamo da tutte le altre forme di vita per la nostra peculiare capacità di organizzare la crescita e il consumo delle altre specie secondo modalità che massimizzano la resa: gestiamo la produzione del nostro cibo attraverso coltivazione e allevamento. Questa nostra capacità è stata particolarmente evidente con l’avvento della produzione di cibo a livello industriale, che, grazie ai macchinari agricoli, ha permesso alla popolazione dei paesi più tecnologicamente avanzati di abbandonare la campagna a favore di una vita cittadina. Infatti l’utilizzo di fertilizzanti chimici e l’ingegneria genetica legata alle piante produttivamente rilevanti ha permesso una sovrapproduzione tale da sfamare non solo le popolazioni locali ma di vendere i prodotti della produzione agricola nei paesi in cui queste tecniche sono meno sviluppate, migliorando l’economia del paese. Lo dimostrano i dati della FIDAF, che indicano come i paesi del primo mondo sono sia i maggiori esportatori che importatori di generi alimentari consumati giornalmente.
… E gli svantaggi
Tuttavia queste innovazioni tecnologiche comportano diversi punti deboli. Organismi di ogni sorta si sono adattati a nutrirsi delle nostre coltivazioni così ben sistematicamente disposte, trovando terreno fertile per la proliferazione. Questi possono essere funghi, svariati tipi di insetti, mammiferi e anche altre piante. Per la protezione delle coltivazioni, storicamente si è ricorso a rimedi tradizionali basati sulla rotazione delle colture, sulla diversificazione dei raccolti e sulla piantumazione di vegetali con particolari capacità repellenti, magari al tempo non del tutto comprese. Tecniche spesso fortuite e strettamente legate al clima e alla disponibilità di acqua.
Questa situazione si è ripetuta fino all’avvento dell’età moderna, periodo in cui i rimedi tradizionali sono stati soppiantati da quelli di natura chimica come insetticidi e diserbanti. Spesso basati su molecole di piante resistenti a stress, questi presentano concentrazioni estremamente elevate di principio attivo e possono essere sparsi in modo massivo sulle culture e quindi proteggere ogni singola pianta in modo più o meno diretto. La malleabilità genetica di alcune piante ha anche permesso lo sviluppo di modificazioni geniche che aumentano la produzione di molecole insetticide o repellenti in alcune piante di basilare importanza agricola come il mais e il riso.
Presto è stato evidente che la corsa ai prodotti chimici non sia salutare a lungo termine per il terreno e l’ambiente immediatamente circostante. Morie di insetti, riduzione della capacità produttiva del terreno, perdita generale di biodiversità sono tutti avvenimenti legati alla produzione industriale di cibo.
Ma come è possibile, quindi, continuare a ricavare cibo secondo le modalità di produzione industriale senza tuttavia diminuire la capacità produttiva del terreno e rispettando le specie impollinatrici?
Un futuro green per l’agricoltura
Una soluzione tanto innovativa quanto arcaica sono i Biopesticidi, ovvero organismi predatori o patogeni che vengono usati al pari degli insetticidi moderni per l’eliminazione di fitopatogeni. Sono definiti biopesticidi “tutti quegli organismi capaci di mettere fine all’insediamento in una coltura di tutti gli esseri viventi nocivi per la cultura stessa”.
I più comuni e semplici animali dannosi per le piante sono gli acari fitofagi, che proliferano nutrendosi della linfa delle piante, inducendole in uno stato di stress o addirittura uccidendole. In natura essi hanno dei predatori naturali, i quali però difficilmente si trovano nel posto giusto e al momento necessario al agricoltore per difendere le sue piante. È per questo che si stanno presentando nel mercato dei pesticidi varie aziende allevanti afidi predatori in serre che dovranno poi essere trasferiti in ambiente agricolo. Il processo di allevamento è molto simile a quello che accade in natura, ovvero gli afidi fitofagi, come ad esempio quelli della famiglia dei Tetranichidi, vengono liberati su delle piante di varie specie e vengono lasciati proliferare. Dopo un periodo di proliferazione vengono aggiunti gli acari predatori della specie Phytoseiulus persimilis che riesce a riprodursi in maniera massiva grazie all’abbondanza di prede, cosa che si ripeterà anche in ambiente agricolo, aumentando esponenzialmente il numero di acari presenti.
Soluzione o ulteriore problema?
Il problema di questo insieme di tecniche è l’elevata specificità con cui devono essere applicati, si rischia infatti di promuovere l’insediamento di elementi erronei e quindi la non riuscita del trattamento con una conseguente proliferazione dei patogeni, ed è quindi tipicamente controllato da enti universitari estremamente specializzati. Inoltre la presenza di più specie infestanti richiede l’utilizzo di molteplici specie di Biopesticidi, il che rende questo processo possibilmente più impegnativo della semplice dispersione di un semplice fitofarmaco generalista. Tuttavia gli enormi vantaggi dati dalla ristrettezza dei controlli richiesti per l’approvazione delle tecnologie, in quanto composte unicamente da elementi già presenti in natura, e il ridottissimo impatto ambientale legato ai sistemi stessi rende i Biopesticidi una delle migliori soluzioni per la produzione industriale di alimenti riducendo l’impatto che questa ha sull’ambiente. In conclusione, i Biopesticidi potrebbero essere legati al futuro della nostra capacità di produzione agricola, con minimi danni alla componente ambientale non legata alla produzione umana in quanto si usano specie autoctone, ma la conoscenza dei loro reali effetti sul campo non è ancora completa.