La scelta di raccontare la propria malattia
Sur Panodyssey, tu peux lire 30 publications par mois sans être connecté. Profite encore de 27 articles à découvrir ce mois-ci.
Pour ne pas être limité, connecte-toi ou créé un compte en cliquant ci-dessous, c’est gratuit !
Se connecter
La scelta di raccontare la propria malattia
Io ho scelto di raccontare la mia malattia, l’ho fatto alcuni mesi dopo aver ricevuto la diagnosi. Una sola parola: Cancro. Guardando una mia immagine, non mi sono più riconosciuta, e così un post nei social ha dato via ad una narrazione naturale. L’ho fatto, perchè la condivisione mi ha aiutata, ma ancor di più, mi ha permesso di aiutare molte persone trovando in me la forza per reagire. Non sono mai stata morboso nel racconto, non lo sono a prescindere.
Racconto ciò che è necessario, ed utile al fenomeno. Ho rilasciato diverse interviste, consapevole di quanto fosse importante, rivedermi (però) mi creava malessere. Non esiste un diktat, un comportamento stabilito, libera scelta se la si vuole rendere pubblica. Ma nessuno deve permettersi di dire, ed infierire.
Ho vissuto sulla mia pelle la cattiveria umana di chi utilizza il tuo dramma per ferirti. È stata per me, la più grande scuola di vita, ed ho capito che esiste gente pessima: solitamente sono quelli in giacca e cravatta, o con la gonna a piegoline e camicetta bianca. Se una persona malata decide di raccontarsi è libera di farlo, e nessuno deve intromettersi.
La malattia è personale, restituisce amore e verità.
Ed è stato così, anche per me.