Venezia. Chi ha rubato la luna?
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Venezia. Chi ha rubato la luna?
La luce di Venezia moltiplicata dall'acqua, che la percorre e la penetra, è senz'altro un patrimonio intangibile, diffuso e specifico della città anfibia. Una costante negli scritti dei viaggiatori di ogni secolo è la sensazione di ammirato stupore prodotto dai riflessi guizzanti dell'acqua sui palazzi che sembrano palpitare di vita. Così la città respira al ritmo quieto delle maree e delle onde. La luce che viene dal basso si percepisce ancor più di notte nella sua vitale fluidità. Le mille lune nei canali riflettono e moltiplicano l'unica luna celeste. Byron perciò amava nuotare fra quelle lune protagoniste della città profonda, in quel liquido cielo alla rovescia.
Oggi nel grembo uterino di Venezia, nel grande Bacino di San Marco chi ha rubato la luna? L'omologazione alle città di terraferma ha trasformato i pontili tradizionali, discrete presenze lignee, galleggianti, fioche e sornione, in invadenti copie di stazioni ferroviarie o di fermate metropolitane mutuate da suburbi senza identità.
Venezia, Il pontile di San Zaccaria foto Vanzan
A Calle Vallaresso una museruola luminosa, a forte impatto ambientale, impedisce dalla riva di vedere il Bacino e la Basilica della Salute. E' altrettanto antiestetico, per struttura e inquinamento luminoso, il pontile della Pietà, Pontile della Pietà zatterone di cemento su palafitte che fa da contrappunto a quello lontano ma non meno inquietante del Lido. L'isola, nel suo punto più panoramico, è imbrigliata da una cintura luminosa in cemento sovrastata da un grande e inutile uccello stilizzato. Le due presenze di un modernismo esibizionista e impudico sembrano voler stringere e costringere il Bacino di San Marco nella morsa mostruosa del cattivo gusto che ne altera lo sky line modificandone contorni e prospettive.
Venezia, Pontile del Lido, foto Vanzan
Le poste italiane hanno dedicato un francobollo al Ponte di Rialto, sito Unesco. Il ponte mercato, costruito fra il 1588 e il 1592, rappresenta il cuore della Venezia mercantile. Peccato che la fisionomia del sito non sia più così perché pesantemente modificata da pontili che con la loro massa invasiva aggettano sul Canal Grande restringendolo in maniera antiestetica. Evidentemente la tutela paesaggistica e monumentale nulla può davanti agli interessi dello sfruttamento di sempre maggiori flussi turistici che invadono la città e ne minano l'integrità fisica, la specificità culturale e gli equilibri socio-economici. L'impatto di questi monumenti dell'omologazione, la banalità modernista di questi approdi colpisce soprattutto chi ammira e ama le molte lune di Venezia, affligge gli abitanti e i visitatori stanziali che si riappropriano della città con il calar della sera, quando i forzati del turismo pendolare ripartono per la cena e il pernottamento nei dormitori di terraferma. Si chiude con la notte la fascia orari in cui Venezia viene usata come un ipermercato di beni ambientali e culturali dove si va, si consuma, spesso al sacco, lasciando sporco e disagio a chi ci vive. Questo turismo insostenibile, che strozza la vita dei suoi abitanti, cattura in fretta una immagine effimera di Venezia. La vera conoscenza della civiltà anfibia comporterebbe, invece, un profondo rispetto e una ben diversa fruizione dei suoi patrimoni museali, monumentali e ambientale, senza bivacchi su pozzi e monumenti o abluzioni nei canali.
I pontili fuori scala, per le armoniche proporzioni della città lagunare, costituiscono uno dei tanti dannosi interventi che stanno modificandola per ricevere masse di visitatori numericamente insostenibili. I dati più recenti registrano 77.000 turisti al giorno di cui 57.500 sono escursionisti giornalieri. Questi flussi invasivi, oltre a contribuire al degrado esponenziale della qualità della vita degli abitanti e all'usura fisica della città, stanno allontanando il turismo di qualità e le attività ad esso connesse.
La specificità e la fragilità veneziane richiedono una fruizione a misura di passo e di navigazione con ritmi, tempi e numeri sostenibili. Cosa si aspetta a programmare gli arrivi e a far pagare gli accessi a Venezia offrendo pacchetti di servizi che, qualificando l'offerta, selezionino la domanda? Ignorando questa emergenza creata dal surplus di visitatori, le Ferrovie offrono viaggi ribassati del 30% per Venezia che faranno aumentare ulteriormente la pressione su di essa.
Il sovraffollamento, che oramai caratterizza con frequenza calli anguste e strette fondamente o occupa larghi campi con poche vie di fuga, costituisce un pericolo effettivo per l'integrità delle persone nel caso in cui, per un qualsiasi fortuito accidente, la folla fosse presa dal panico.
E' dunque più che mai urgente imporre il numero chiuso adottando il blocco dei visitatori eccedenti a Mestre dove si potrebbero proporre itinerari veneti alternativi destinati a decomprimere la pressione su Venezia, che merita di essere salvaguardata e difesa come patrimonio dell'umanità.