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Venezia. Chi ha rubato la luna?

Venezia. Chi ha rubato la luna?

Pubblicato 26 gen 2023 Aggiornato 26 gen 2023 Cultura
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Venezia. Chi ha rubato la luna?

La luce di Venezia moltiplicata dall'acqua, che la percorre e la penetra, è senz'altro un patrimonio intangibile, diffuso e specifico della città anfibia.  Una costante negli scritti dei viaggiatori di ogni secolo è la sensazione di ammirato stupore prodotto dai riflessi guizzanti  dell'acqua sui palazzi che sembrano palpitare di vita. Così la città  respira al ritmo quieto delle maree e delle onde. La luce che viene dal basso si percepisce ancor più di notte nella sua vitale fluidità.    Le mille lune nei canali riflettono e moltiplicano l'unica luna celeste. Byron perciò amava nuotare fra quelle lune  protagoniste della città profonda, in quel liquido cielo alla rovescia.

 Oggi nel grembo uterino di Venezia, nel grande Bacino di San Marco chi ha rubato la luna?  L'omologazione alle città di terraferma ha trasformato i pontili  tradizionali, discrete presenze lignee, galleggianti, fioche  e sornione,  in invadenti copie di  stazioni ferroviarie o di fermate metropolitane mutuate da suburbi senza identità.

 

Venezia, Il pontile di San Zaccaria foto Vanzan

A Calle Vallaresso una museruola luminosa, a forte impatto ambientale, impedisce dalla riva di vedere il Bacino e la Basilica della Salute.  E' altrettanto antiestetico, per struttura e inquinamento luminoso,  il pontile della Pietà,  Pontile della Pietà  zatterone di cemento su palafitte che fa da contrappunto a quello lontano  ma non meno inquietante del Lido. L'isola, nel suo punto più panoramico,  è imbrigliata  da una cintura luminosa in cemento sovrastata da un grande e inutile  uccello stilizzato.    Le due presenze  di un modernismo esibizionista e impudico sembrano voler  stringere e costringere il Bacino di San Marco nella morsa mostruosa del cattivo gusto che ne altera lo sky line  modificandone contorni e  prospettive.

Venezia, Pontile del Lido, foto Vanzan

Le poste italiane hanno dedicato un francobollo al Ponte di  Rialto, sito Unesco.  Il ponte mercato, costruito fra il 1588 e il  1592, rappresenta il cuore della Venezia mercantile. Peccato che la fisionomia del sito non sia più così perché pesantemente modificata  da pontili che con la loro massa invasiva aggettano sul Canal Grande restringendolo in maniera antiestetica. Evidentemente la tutela paesaggistica e monumentale nulla può davanti agli interessi dello sfruttamento di sempre maggiori  flussi turistici  che invadono la città e ne minano l'integrità fisica, la specificità culturale e gli equilibri socio-economici. L'impatto di questi monumenti dell'omologazione, la banalità  modernista di questi approdi colpisce soprattutto chi  ammira e ama le molte  lune di Venezia, affligge  gli abitanti  e i visitatori stanziali che si riappropriano della città  con il calar della sera, quando  i forzati del turismo pendolare ripartono per la cena e il pernottamento nei  dormitori di terraferma.   Si chiude con la notte la fascia orari in cui Venezia viene usata come un ipermercato  di beni ambientali e culturali dove si va, si consuma, spesso al sacco, lasciando sporco e disagio a  chi ci vive.  Questo  turismo insostenibile, che strozza la vita dei suoi abitanti, cattura in fretta una immagine effimera  di Venezia. La vera conoscenza della civiltà anfibia comporterebbe, invece,  un profondo rispetto e una ben diversa fruizione dei suoi patrimoni museali, monumentali e ambientale, senza bivacchi su pozzi e monumenti o abluzioni nei canali.

         

 

 I pontili fuori scala, per le armoniche proporzioni della città lagunare, costituiscono uno  dei tanti dannosi  interventi che  stanno modificandola per ricevere  masse di visitatori  numericamente insostenibili. I dati più recenti  registrano  77.000 turisti al giorno di cui 57.500 sono escursionisti giornalieri. Questi flussi  invasivi, oltre a contribuire al degrado esponenziale della qualità della vita degli abitanti e all'usura fisica della città, stanno allontanando il turismo di qualità e le attività ad esso connesse.

La specificità e la fragilità veneziane richiedono una fruizione a misura di passo e di navigazione con ritmi, tempi e numeri sostenibili. Cosa si aspetta a programmare gli arrivi e a far pagare gli accessi a Venezia offrendo pacchetti di servizi che, qualificando l'offerta, selezionino la domanda? Ignorando questa emergenza creata dal surplus di visitatori, le Ferrovie  offrono viaggi ribassati del 30% per Venezia che faranno aumentare ulteriormente la pressione su di essa.

 Il sovraffollamento, che oramai caratterizza con frequenza calli anguste e  strette fondamente o occupa larghi campi con poche vie di fuga, costituisce un pericolo effettivo per l'integrità delle persone nel caso in cui, per un qualsiasi fortuito accidente, la folla fosse presa dal panico.

E' dunque più che mai urgente imporre il numero chiuso adottando il  blocco dei visitatori  eccedenti a Mestre dove si potrebbero proporre itinerari veneti alternativi destinati a decomprimere la pressione su Venezia, che  merita di essere salvaguardata  e difesa come patrimonio dell'umanità.

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