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Diario intimo di Isabella Maria Antonietta di Borbone

Diario intimo di Isabella Maria Antonietta di Borbone

Publicado el 28, sept, 2022 Actualizado 28, sept, 2022 Cultura
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Diario intimo di Isabella Maria Antonietta di Borbone

Colorno, 10 ottobre 1759
Io e Clara siamo diventate buone amiche, per quanto la cosa sia nota solo a me e a lei. Ovviamente è bene che tutti gli altri restino all’oscuro: non capirebbero la necessità di un’amicizia tra ceti diversi. Non passa giorno che non le scriva una lettera. Anche se solo con un pensiero, una frase, a volte una preghiera. Gliela infilo nella tasca della sua divisa da lavoro e lei mi risponde sempre con un sorriso. Chissà se sa leggere o se chiede a qualcuno di aiutarla…  In ogni caso, oggi per la prima volta mi è stata recapitata una sua lettera, scritta con una calligrafia infantile e tremolante. 
Cara Duchessa Isabelle, Vi ringrazio con tutto il cuore per le belle parole. Prego perché il Signore Altissimo possa benedirVi e aiutarVi nel tempo opportuno. Sempre al Vostro servizio, Clara.
Colorno, 17 ottobre 1759
L’amicizia tra me e Clara è davvero un bene prezioso. Io le scrivo spesso, ma credo che per lei sia difficile rispondermi. Le occasioni per parlarci di persona sono davvero poche ma, quando accade, ringrazio il Signore per questo legame speciale che ci unisce.
Colorno, 5 novembre 1759
Una malattia sta deturpando la pelle di mia madre. Nemmeno la biacca riesce a nasconderne i segni! Sono seriamente preoccupata. Lei vuole tornare subito a Parigi e io la seguirò. È convinta che i dottori alla corte del nonno potranno aiutarla. Da tempo sarei voluta tornare a Versailles, ma farlo per questo motivo rende la cosa tutt’altro che piacevole.
Versailles, 28 novembre 1759
La malattia di maman è progredita velocemente, mostrando i chiari sintomi del virus del vaiolo e non esiste alcuna speranza di guarigione… Nonno ed io le siamo rimasti vicini fino alla diagnosi, dopo la quale mi è stato impedito di vederla per evitare il contagio. Disgrazia indicibile!
Versailles, 29 novembre 1759
È il periodo più buio della mia vita!!! 
Pregherò nostro Signore in ginocchio all’infinito, se questo potrà salvarla.
Versailles, 8 dicembre 1759
La mia adorata madre si è spenta due giorni fa e io ho pianto tutte le mie lacrime! Dopo avermi impedito anche l’ultimo saluto al suo cadavere, devastato dalla malattia e perciò non degno di essere esposto in chiesa, abbiamo celebrato il suo funerale. La basilica pareva un formicaio: tantissime persone sono venute per partecipare al nostro dolore. Dopo la funzione, mio padre ha organizzato in tutta fretta il mio rientro a Parma, insieme coi miei fratelli. Lui rimarrà a Versailles ancora una settimana per sistemare le questioni legali e successorie. Per la prima volta l’ho visto annientato dal dolore come mai mi era capitato. Quando maman era viva, dipendeva in tutto e per tutto da lei e ora che se n’è andata credo si sia reso conto di aver perso un pezzo di sé.
Per me era la persona più importante della mia vita…
Parma e Colorno, 12 dicembre 1759
Oggi mi sono trascinata inerte dal letto alle prove dell’abito per il matrimonio. Non mi interessa nulla della preziosità delle stoffe che so essere decorate con trine, pizzi, nastri e ricami d’oro e ancora meno m’interessa l’organizzazione delle nozze. Se non fosse per maman, che teneva tanto a questa unione, avrei fatto di tutto per rinunciare, mi sarei anche fatta del male da sola! Il viaggio in carrozza verso Colorno non mi ha toccata in alcun modo: mi sono addormentata durante il tragitto e, una volta a destinazione, nemmeno la vista dei giardini alla francese, l’aria aperta o il sole mi sono stati di conforto. Neppure incontrare Clara dopo un mese che non la vedevo, mi ha ridato la minima voglia di continuare a vivere.
Colorno, 14 dicembre 1759
Oggi, come ieri, la giovane cuoca Clara mi ha portato dolci profumati e leccornie golose e mi ha regalato la sua presenza, avara di parole ma ricolma di sorrisi e di abbracci. Credo possa essere una cura al mio dolore e alla mia apatia, più efficace delle acque medicamentose e dei balsami propinati dai medici. Andandosene, ha lasciato sul mio letto una preghiera in italiano, è una preghiera alla Vergine Maria che scioglie i nodi.  Spero che la Santissima Madre di Dio mi ascolti.
Colorno 7 febbraio 1760
Non avrei mai creduto che sarei riuscita a risollevarmi, grazie alla Madre della Misericordia e alla mia preziosa Clara. Non mi sento più inutile e depressa, sono tornata alle mie abituali letture, alla musica, alla preparazione del mio matrimonio. Il mio futuro sposo conoscerà una nuova Isabelle, risorta dalla ceneri della precedente. Spero tanto che il puro dovere dinastico delle mie nozze possa dare inizio a una nuova vita di soddisfazioni alla corte di Vienna.
Ciò che temo di più è la solitudine, giacché perderò Clara… 
Vienna, 13 ottobre 1760
Riprendo solo ora a scrivere tra le tue pagine, ora che sono diventata una sposa.
Una settimana fa abbiamo celebrato a Parma il matrimonio reale, un matrimonio da favola dove Giuseppe ed io sembravamo i protagonisti della più bella storia d’amore mai scritta. Una carrozza trainata da novantaquattro cavalli ci ha trasportati alla corte di Vienna, dove ho ricevuto un’accoglienza inaspettata: dalla madre di Giuseppe, l’imperatrice Maria Teresa, che già adoro, e dalla sorella di lui, l’arciduchessa Maria Cristina.
Sto cercando di conquistare mio marito, ha un carattere freddo e distaccato ed è particolarmente religioso, ma sono certa che riuscirò a farlo innamorare di me. Finora ci siamo scambiati dei casti baci che impallidiscono al confronto del bacio inaspettato regalato alla bocca di Clara, quando ci siamo dette addio. Ma lui non potrà resistere alla donna sottomessa e devota, fragile e melanconica, affascinante e colta che voglio essere per lui. Sarò la madre dei figli che gli consentiranno la prosecuzione della stirpe.
Vienna, 10 novembre 1760
Mi sento già imprigionata nella parte di principessa ereditaria d’Austria che devo interpretare. Non mi resta che cercare sfogo nella vita di corte fatta di feste, ricevimenti, palazzi imperiali, balli, teatro e musica. Molta musica. Per fortuna che in questa avventura mi accompagna mia cognata Maria Cristina, l’amica sincera e colta che ho sempre desiderato. Non ho dimenticato Clara, ma Maria Cristina è più simile a me, in grado di comprendere i miei timori e condividere ideologie e riflessioni.
Vienna, 18 dicembre 1760 
Non scrivo da parecchio, perché ho dedicato tutto il mio tempo libero a redigere lettere per mio nonno, per mia sorella, addirittura per mio padre, ma soprattutto per la mia amica più cara, il mio amore più grande, la mia ragione di vita: Maria Cristina.
'Siete la cosa più bella che ho visto oggi!' 
Ho preso il coraggio tra le mani e le ho scritto questa frase su un biglietto. Quanto vorrei un mondo che consenta alle persone di vivere amori autentici! Invece di un mondo interessato solo a legami d’interesse, per mantenere o accrescere la propria posizione sociale. Il mio matrimonio è solo questo: un legame d’interesse, seppure io trovi più appropriato parlare di relazione opportunistica. L’amore che provo per Maria Cristina invece è così travolgente! Mi tormento tra il desiderio di lei, i sensi di colpa verso Giuseppe e i precetti della fede a cui dovrei dare ascolto.
Vienna 6 gennaio 1761
'Di solito dico che il giorno inizia pensando a Dio. Tuttavia io inizio il giorno pensando all'oggetto del mio amore: voi.'
Questo le ho scritto stamattina in un biglietto, prima di recarmi alla funzione dell’Epifania. Lei lo ha nascosto nella mano chiusa a pugno. Dopo averlo letto, confusa e imbarazzata mi ha risposto dicendo che, se pensassi prima a Dio, la nostra amicizia godrebbe della Sua benedizione. Lei parla di amicizia, ma io sono stata più che chiara nell’esplicitarle il mio amore sincero. Nonostante la sua relazione col marito si limiti ad un rapporto affettuoso e la mia con Giuseppe a una farsa costruita ad arte per la corte asburgica, lei si ostina a sminuire il mio sentimento, pur restandomi amica e consigliera. 
Vienna, 10 febbraio 1761
Cosa significa Maria Cristina per me? È la maman che ho perso, la sorella mancata, la migliore amica, l’amante agognata. Vivo per lei.
Vienna, 24 febbraio 1761 
Non ce la faccio più! Questo amore proibito e apparentemente non ricambiato mi distrugge. La metterò di fronte all’evidenza del nostro amore, le scriverò così:
'Io non posso sopportare di attendere di conoscere il mio destino, e di sapere se voi mi considerate degna del vostro amore... Io non riesco a pensare a niente, solo che sono innamorata.  Se solo sapessi il motivo, dato che voi siete così senza misericordia da non essere degna di essere amata.'
Vienna, 28 febbraio 1761
Maria Cristina è partita per un viaggio col marito. Appena l’ho saputo sarei voluta morire, ma in seguito mi hanno recapitato una sua lettera, dove scriveva di non temere un abbandono da parte sua, bensì di pensare al suo prossimo ritorno con un souvenir scelto apposta per me, a suggello della nostra speciale amicizia. Inoltre ha aggiunto di approfittare del momento per dedicarmi a Giuseppe e alle sue esigenze dinastiche e che questo avrebbe accresciuto la stima dell’imperatrice per la mia persona. Io so che ha ragione, che sono al mondo per questo, per compiacere la corte e mio marito e per essere prolifica per la dinastia reale. Ma…
Vienna, 15 aprile 1761
Se fossi vissuta nel passato, che cosa mi avrebbe riservato il destino? All’epoca dei Greci e dei Romani, avrei potuto concedermi il piacere della conoscenza, del sapere e di un amore “proibito”, senza per questo essere considerata una diversa? Invece ora sono qui, nel 1761, gravida del mio primo figlio di un uomo che non amo, innamorata di una donna che non si può permettere di ricambiare il mio amore, ostinata a voler sembrare l’arciduchessa ideale, la moglie perfetta, la figlia devota, la nuora deliziosa e adorabile. Più ci penso e più vorrei morire.
Vienna, 6 ottobre 1762
Sottraggo sempre a questo diario le mie parole per donarle alla mia amata, ma non posso non parlare ora dell’opera sublime di Gluck che ho veduto ieri, Orfeo ed Euridice. Una storia commovente di amore e di morte che mi ha colpito profondamente e che mi ha fatto scaturire queste parole, che dedico a Maria Cristina.
'È vero che la morte sarebbe molto dolce, ma poi, non potrei più amarvi. Lasciatemi dunque vivere per potervi adorare per sempre.'
Vienna, 30 novembre 1762
Sono diventata madre. Di Maria Teresa, uscita dal mio corpo dopo lancinanti sofferenze che mi hanno messa a dura prova. Speravo che insieme a lei nascesse in me anche il desiderio di maternità, così comune a molte donne, ma non è successo. Mi ritrovo madre, ma incapace di esserlo, poiché in realtà mi sento sempre una figlia, alla costante ricerca di affetto materno e di essere amata.
Vienna, 14 marzo 1763
Dopo due aborti che mi hanno lasciata completamente senza forze e una brutta tosse che ha impiegato molto tempo per guarire, sono finalmente riuscita, seppur debole e stanca, a rimanere incinta del secondo figlio. La mia ostinazione e la mia amata Maria Cristina mi sorreggono. Spero tanto che tutta questa profusione di sforzi serva a fare di me una sovrana a pieno titolo, come mia nonna paterna Elisabetta è stata per la Spagna e mia madre è stata per il Ducato di Parma.
Vienna, 20 novembre 1763
Cara Maria Cristina, se leggerete queste pagine, sappiate che mi sento sfinita e che sono arrivata al punto di temere per la mia vita e per la vita del piccolo che sto per far nascere. I segni sulla mia pelle sono del tutto simili a quelli del vaiolo di maman, anche se i medici si ostinano nel dirmi che non si tratta di quel virus, ma di macchie della gravidanza. La morte che così spesso ho desiderato, bussa prepotentemente alla mia porta e ora farei di tutto pur di non farla entrare. Non ho ancora ventidue anni, dopo tutto, e avrei ancora tanto amore da dare. Ringrazio Dio per avervi avuto. 
***
Isabella Maria Antonietta di Borbone fra il 22 e il 23 novembre 1763 partorì una bimba prematura, Maria Cristina (nome assegnatole successivamente da sua cognata), che visse solo poche ore. 
Dopo pochi giorni, il 27 novembre 1763, Isabella morì, lasciando la figlia Maria Teresa di appena un anno. 
La sua morte prematura lasciò una scia molto dolorosa nella Corte di Vienna, dove la sua grazia restò a lungo presente nel ricordo della famiglia imperiale, in particolare nel cuore della cognata Maria Cristina che, nei suoi scritti, paragonerà Isabella a un angelo in terra.  
La piccola Maria Teresa morì nel gennaio del 1770 di pleurite. - S.B.
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