LE CARENZE EDUCATIVE QUALI FONTE DI ILLEGALITÀ NEGLI ADOLESCENTI
On Panodyssey, you can read up to 10 publications per month without being logged in. Enjoy9 articles to discover this month.
To gain unlimited access, log in or create an account by clicking below. It's free!
Log in
LE CARENZE EDUCATIVE QUALI FONTE DI ILLEGALITÀ NEGLI ADOLESCENTI
Molte ricerche e molti dati sono noti; offrono un’immagine assai problematica del sistema nazionale e della condizione giovanile. Secondo i dati Invalsi del 2018, il sistema scolastico nel Meridione e nelle isole consegue risultati gravemente insufficienti; in Calabria, uno studente su due non conosce bene l’italiano. Dice Save the Children, a inizio 2018, che nella vita di 1.300.000 minori che vivono in Italia non c’è spazio per le vacanze e per il gioco, in una vita familiare di estrema privazione economica ed educativa (maggiore al Sud, ma incisiva in varie parti d’Italia). In una ricerca svolta nel 2021 è stato analizzato il comportamento di 2.700 giovani di età compresa tra i 13 e i 20 anni delle scuole superiori in tre provincie italiane. Sono stati somministrati questionari su aspetti socio-demografici, incluse le abitudini al fumo e l’uso di droghe illecite, in particolare l’assunzione di alcol. Circa l’80% del campione ha dichiarato di consumare bevande alcoliche, nonostante la vendita di alcolici ai minori sia vietata. Il binge drinking (gli effetti psicotropi del cosiddetto sballo) è una triste e diffusa realtà, superiore rispetto agli altri paesi europei, in grado di sviluppare dipendenza. Le abbuffate alcoliche sono uno dei tanti fattori di rischio che vengono sottovalutati da educatori e genitori. Molti si chiedono quanti problemi adolescenziali di oggi diventeranno problemi legali di domani. Per quanto riguarda le sostanze psicotrope è significativa la relazione del 2020 del Procuratore nazionale antimafia, Cafiero de Raho in cui ha sostenuto che il mercato della droga è un dilemma planetario, con milioni e milioni di consumatori nel mondo. Dai rilievi statistici emerge che “nell’intero arco della vita di un europeo, circa 78 milioni di persone hanno fatto uso di cannabinoidi, circa 15 milioni hanno fatto uso di cocaina, circa 12 milioni di anfetamine e circa 12,3 milioni di ecstasy”. La relazione della Direzione Nazionale Antimafia mette in rilievo che si tratta di “un esercito di oltre 130 milioni di persone che, nel corso della loro esistenza, hanno avuto contatti, più o meno continui, con i narcotici”. In considerazione dei dati Eurostat sulla popolazione europea, circa 508.000.000 di persone, il 25% della popolazione totale, un europeo su quattro, avrebbe fatto uso nel corso della sua vita, in modo più o meno prolungato, più o meno abituale, di sostanze stupefacenti. Gli adolescenti sono notoriamente una fascia privilegiata in questa prospettiva: il consumo di sostanze psicotrope comincia proprio nell’adolescenza. Nelle riflessioni sul mondo della scuola, si trova scritto innumerevoli volte che, con modalità subdole come il prezzo ormai minimo, le sostanze psicotrope sarebbero diventate nelle classi italiane un dato tanto quotidiano e normale da essere spesso considerato un problema scontato, un fenomeno in qualche modo “inevitabile”, anche se è noto il parere degli esperti più autorevoli: consumare sostanze psicotrope, tra i 14 e i 16 anni, provoca danni permanenti. Insieme ai disturbi autodistruttivi è rilevante la crescita dei disturbi distruttivi. Secondo i dati Istat riferiti al 2019, un adolescente italiano su due, nella fascia di età tra gli 11 e i 17 anni, è stato perseguitato in episodi di bullismo, rimanendo vittima di comportamento offensivo, non rispettoso, violento, nei 12 mesi precedenti. Il 19,8% degli adolescenti è stato vittima assidua, cioè più volte al mese. Il 9,1% è stato vittima settimanalmente. La fenomenologia del bullismo comprende le più diverse aggressioni: epiteti denigratori, provocazioni, diffamazioni, derisioni dell’aspetto fisico, delle opinioni, del gruppo etnico o religioso di appartenenza, del supposto orientamento sessuale, di ogni visibile o invisibile diversità. Si può essere oggetto di bullismo con tutte le scuse immaginabili, dunque per ragioni anche opposte: l’aspetto estetico è frequente motivazione di accaniti sberleffi, ma anche una spiccata bellezza femminile può essere oggetto di persecuzione e di esclusione. Le aggressioni sono spesso fisicamente violente: spintoni, botte, calci, pugni, e soprattutto vengono esercitate nei confronti dei coetanei più deboli. È antichissima questa forma di prepotenza, ma è recente la possibilità di espressione attraverso media come smartphone e WhatsApp. In questa nuova veste tecnologica il bullismo è diventato una delle piaghe sociali più devastanti ed è in forte crescita; coinvolge un numero crescente di giovani in Italia e nel mondo. Con cyberbullismo si indica un’ampia categoria di comportamenti prevaricatori, accomunati dall’uso delinquenziale delle recenti tecnologie della comunicazione e dell’informazione. Secondo una ricerca realizzata da Ipsos per Save the Children e presentata nel febbraio 2020, più di sette adolescenti su dieci, frequentatori abituali dei social network (72%) hanno dichiarato che il cyberbullismo costituisce per loro il problema più pericoloso, con una percentuale che sale all’85% per i maschi tra i 12 e i 14 anni. La percezione della minaccia posta dal bullismo è ben più pericolosa della droga (55%), delle molestie di un adulto (44%), del rischio di contrarre una malattia sessuale (24%). Secondo la ricerca, i social network sono lo spazio mediatico preferito dai cyberbulli (61%). La preferenza maggiore è costituita dalla diffusione di immagini denigratorie (59%): spesso vengono compiuti veri e propri reati, al solo fine di poter diffondere immagini che documentano la capacità di essere violenti. Quanto più i giovani sono connessi, tanto più sono esposti a rischi: 4 minori su 10 hanno dichiarato di essere stati testimoni di atti di bullismo online verso coetanei; 2/3 dei minori hanno indicato nel cyberbullismo la principale minaccia alla serenità della scuola e in generale di tutta la vita adolescenziale. Non soltanto il cyberbullismo compromette il rendimento scolastico, ma mina alla radice la vita di relazione dunque l’identità della vittima, fino a conseguenze come la depressione o il suicidio. La gravità della condizione adolescenziale non si esprime soltanto nei comportamenti estremi del bullismo o del disturbo alimentare, ma in tanti altri comportamenti meno appariscenti, eppure rivelatori; tanto emerge dal report HBSC (Health Behaviour in School-aged Children), una ricerca internazionale che si svolge ogni quattro anni, in collaborazione con l’Ufficio Regionale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), con la partecipazione di 44 paesi (in maggioranza europei, ma anche di altri continenti, come Stati Uniti e Israele). La ricerca coinvolgeva gli adolescenti di 11, 13 e 15 anni, nell’ambito di un progetto rivolto a studiare gli stili di vita, con particolare attenzione alle abitudini alimentari e all’immagine corporea, all’attività fisica e al tempo libero, ai comportamenti a rischio, alla salute e al benessere percepito, al contesto familiare, al gruppo del pari e all’ambiente scolastico. La diminuzione del consumo di televisione si accompagnava a un marcato aumento del tempo trascorso consumando giochi su pc, smartphone o tablet: circa tre ore o più al giorno, in particolare tra le fasce più giovani, come le ragazze di 11 anni. Questi risultati sono coerenti con quelli di tante altre ricerche nate dal proposito di mettere in salvo gli adolescenti dalla presenza pervasiva e spesso perversa nelle case e nelle scuole. La riduzione dei costi di accesso alle tecnologie della comunicazione e alla rete ha creato una sorta di emergenza, nel senso della necessità di educare a un uso corretto dei nuovi strumenti di comunicazione, con la consapevolezza della presenza di una criminalità informatica e con la comprensione dell’impatto sugli altri, sia presenti come interlocutori sia assenti ma successivamente possibili destinatari involontari. Insieme a fenomeni nuovi di disagio giovanile continuano a esistere i consueti problemi, che però sono percepiti come più gravi, visibili, inammissibili, perché costituiscono il terreno di cultura per maltrattamenti e abusi. In particolare, la dispersione scolastica è in Italia al 15%, ben sopra la media dei paesi dell’Unione europea: una media del 12,8% che le istituzioni vorrebbero abbassare sotto il 10% entro il 2024. Alla luce di questa ricerca, il sistema scolastico funziona molto bene fino alle scuole elementari, perché, dicono i test comparativi internazionali, fino a quel punto i bambini hanno una preparazione omogenea o superiore rispetto alla media degli altri paesi. Negli anni successivi avviene una radicale trasformazione della precedente struttura formativa: l’alunno non si confronterà più con pochi maestri, dotati di specifiche competenze pedagogiche, ma avrà a che fare con tanti docenti per tante materie (spesso impreparati in alcune discipline, come la matematica, perché sono pochi i laureati del settore). La scuola media non mette al centro gli studenti e umilia i docenti, pagati poco e sconfortati da uno scarso prestigio (diversamente da altri contesti nazionali, ad esempio nei paesi scandinavi, dove invece si registrano notevoli successi di rendimento scolastico). In questa situazione per gli adolescenti italiani ridiventano cospicui i vecchi fattori classisti, legati al gruppo familiare ed economico di provenienza. Negli istituti liceali la preparazione compete con le prestazioni internazionali, mentre negli istituti tecnici gli standard sono sotto la media e gli istituti professionali hanno standard di gran lunga sotto la media. Fra gli adolescenti, soltanto chi ha famiglie molto motivate avrà una preparazione competitiva, che richiede risorse aggiuntive a quelle scolastiche. Per la maggioranza degli studenti si innesta un circolo vizioso che non sforna soltanto ignoranti (come documentato dalle statistiche PISA), ma costituisce il terreno di cultura di quelle tante forme di disturbo adolescenziale che abbiamo prima indicato. Spesso il triennio delle scuole medie è l’inizio di un buco nero formativo che durerà per tutta la crescita adolescenziale. Nella fase dei più incisivi e duraturi cambiamenti sia a livello fisico sia a livello emozionale, gli adolescenti si ritrovano sradicati e sbandati in quelle scuole che costituiscono un aspro inizio della battaglia per la sopravvivenza. La scuola (dicono le ricerche) si rivela palestra di tentazioni, di violenza, di ignoranza, di ingiustizia.