BIVACCO NELLA PALUDE
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BIVACCO NELLA PALUDE
Scordati questa idea dell'evasione. Anche quando avrai fatto cadere le tue catene, la vecchia troll sarà ancora lì a raggiungerti e colpiti le orecchie con storie che fanno dormire in piedi. Con le sue maniere avvilenti, questa grande ruffiana ti avrà trasformata in orchessa dalle mammelle, prima ancora che le tue sorelle siano state vendute, inveiva interiormente, contro se stessa. Tamburella il silenzio delle sue tempie imperlate di sudore. Questo l'aiuta a non crollare. A non sprofondare nella follia della disperazione. Vorrebbe crollare su se stessa, commiserarsi, ma no! Il suo aguzzino ne gioirebbe in fretta.
-Trovare il modo di piantarla in asso.
Scappare verso nord, fino a…
Inciampa. Non può aggrapparsi a nulla se non alle erbe alte. Cade in avanti, le mani aperte, le braccia tese, su una zolla d'argilla. Le sue braccia affondano fino ai gomiti. Ha inciampato nelle sue catene. L'umidità della palude è ovunque. Ogni pezzetto della sua pelle è fradicio o arrossato e macchiato dal limo. Dalla partenza dalla città, Gramush Nab Odib custodisce la catena della nîs tenendola legata alla sua cintura. Il loro avanzamento verso il centro dell'acqua è lento. L'orchessa si serve regolarmente del suo bastone per sondare il cammino che traccia attraverso la vegetazione. Evita accuratamente di avvicinarsi troppo alle mangrovie che ad ogni marea cercano di conquistare le acque stagnanti dall'interno delle terre. Gli attacchi delle creature striscianti e volanti, diminuiscono man mano che la superficie liquida raggiungeva l'altezza della nîs e le cosce dell'orchessa. Sono nel cuore della Palude. Talvolta le mura di Port-Kro e qualche duna appaiono all'orizzonte, fra due volute di nebbia spessa. È uno di questi momenti, in cui il panorama si rischiara, che Gramush ha scelto per distaccare la nîs e arrotolare la sua catena attorno ad un vecchio tronco. Ella salta su un tumulo di terra. Poi sonda il vuoto lattescente tutto intorno. Ella alza le braccia al cielo e lancia un'invocazione in orchico, sottolineato da uno schiocco della lingua e da una suzione delle labbra. Un grosso corvo, dal becco così irregolare da sembrare di pietra, viene a posarsi sul suo avambraccio. Gli carezza il cranio e gli sussurra delle istruzioni. Con un gesto lo libera. Egli prende il volo poi sparisce dietro uno strato di soffici volute. Prima di scendere dal tumolo sfida la palude come se si rivolgesse ad un nemico invisibile: "a noi due Tamat".
I suoi occhi percorsero la distesa di torba attorno a lei e si posarono sulle mura della città. Quando ritorna vicino alla nîs, è pensierosa. Senza guardarla più del consueto, teorizza a gran voce davanti alla sua schiava:
- Io penso che il drago Tamat sia venuto qui per impadronirsi del tesoro dei barbari. Questa gemma che li rende immuni a ogni magia. A parte la falesia, che io ho già reso frondosa dal basso verso l'alto, è la sola zona dove può nascondersi in attesa della congiunzione delle tre lune. Anche lei non può avvicinarsi a questo oggetto senza cadere sotto il suo controllo. Deve pazientare fino a quando gli astri non affievoliscono il loro irraggiamento.
L'orchessa picchietta il suolo spugnoso, là dove si trova, guardandolo.
Le sue sillabe sono scandite come se si preoccupasse di imprimerle nell'argilla della palude.
Ella si è sepolta là, tra il fango e le acque stagnanti. Aspetta la sua ora. Ma io la troverò prima che agisca. E vendicherò il mio popolo.
La nîs si guarda dal commentare. Si mantiene fiera e immobile. Contenendo il suo dolore tentando di esaltare la sua dignità. Ma il suo dialogo interiore è agitato:
-Fare finta di parlare a te stessa, per sentirti meno sola, vecchia carne, non mi tocca.
La tua follia ti farà perdere. Ed io sarò là ad assistere alla tua morte.
Gramush strappa alcune erbe e rami di rovi seccati dal vento salmastro.
Ella comincia a disporli con cura a metà della pendenza del monticello di terra per preparare un fuoco da campo.
-Non avete questo amore di patria voialtri nashkis! Nonostante abbiate un re e vi siate accaparrati gli angoli più belli della foresta. Non pensate che a voi stessi. Sieti degli ingrati, ecco tutto.
Conduce la nîs vicino al mucchio di ramoscelli, secchi e si allontana alla ricerca di pezzi più grossi. Giunta presso un ramo che le sembra adatto, prende un coltello d'osso e delle selci dalla sua cintura. Si mette in posa, le mani sui fianchi, guardando la nîs, poi fa spallucce.
-Che idea balzana hanno avuto gli dei di fidarsi di voi, i primogeniti!?
La vostra razza, che era la più evoluta e saggia, è diventata decadente e moribonda.
Voi vi fate corrompere! Vi vendete al miglior offerente!
Vi fate prendere per il naso!
Presi all'esca dalle proposte dei cadetti umani! Cedete ai loro capricci!
Per quale motivo ascoltarli?
Perché avere invaso con loro le nostre terre oltre il fiume?
Noi orchesse, siamo le più giovani!
Dobbiamo ormai affrontare da sole, tra i maggiori ed i cadetti.
Gestire le vostre cazzate.
۞ ۞ ۞
L'orchessa che si esprime in un linguaggio comune, fa rullare la "r" per l'indignazione.
Lo fa spesso quando parla con convinzione.
-Correggete i vostri comportamenti infantili!
Non vi siete detti neanche una volta che, costringerci verso l'oceano significa provocare una guerra totale. Quando avranno finito con noi, si prenderanno voi!
Hanno già vinto la guerra del nome e delle nascite.
Guarda il cielo con sospetto con l'occhio sardonico, la testa china, lo sguardo di traverso.
Spero che ciò faccia divertire gli dei, vedere questo spettacolo patetico!
L'orchessa depone qualcosa vicino alla nîs, si asciuga la fronte e sospira finendo di portare tutto il legno secco che poteva trovarsi sul' arbusto.
Ne ha estratto anche un'asta di legno, con la quale verifica la linea retta a colpo d'occhio avveduto.
Tendendolo nel prolungamento del suo braccio, mirando dall'occhio a partire dalla sua spalla, la punta della lingua fuori, il tempo di verificare che l'allineamento fosse corretto.
Sono sicura che tu e le tue sorelle ci disprezzate proprio come i barbari di Port-Kro. Eppure, la loro storia è più legata a voi elfi che a noi orchi. Inoltre, se io ti parlassi del tuo popolo o del mio, non mi ascolteresti lo stesso, piccola sfrontata.
Gramush batte piccoli colpi nel vuoto fra lei e la nîs con la punta dell'indice, come se stesse percuotendole la fronte per farle entrare qualcosa in testa.
- ... Intrisa come sei di vanità e di certezze.
L'orchessa guarda attorno a lei mentre termina di tagliare la punta dell'asta di legno verde. Con un gesto elastico e repentino la proietta in una pozza d'acqua chiara, poco lontana dalla nîs. L'asta resta bloccata quasi verticalmente. Quando Gramush la rimuove dall'acqua, un pesce che si dibatte, con qualche asperità, gobbosa e cornuta che lo fa sembrare simile ad un crostaceo, è conficcato alla sua estremità.
Per la notte faremmo base qui. Domani troverò un quartier generale che sia degno di questo nome.