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L'impero della disinformazione

L'impero della disinformazione

Pubblicato 27 apr 2023 Aggiornato 27 apr 2023 Istruzione
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L'impero della disinformazione

Le strade sono quasi completamente deserte nella periferia di Roma. I visi delle poche persone in giro sono in parte coperti da una mascherina. È ormai questa la realtà in cui i cittadini vivono, cercando in tutti i modi di contrastare il COVID-19, il virus che è riuscito a mandare in crisi tutta l'Italia dopo cento anni dall'influenza spagnola.

 

Non tutto va per il verso sbagliato, però. Il virus ha dato anche una spinta a certi giornali, che si sono dati alla pazza gioia nel diffondere notizie false. È il caso di "Smascherando", un famigerato giornale online conosciuto per i suoi titoli clickbait e per la sua équipe negazionista.

 

Indipendentemente dalle loro opinioni politiche, anche questi giornalisti devono fare i conti con l'obbligo della mascherina, che indossano tutti i giorni prima di andare a lavoro. In ufficio, tuttavia, si prendono la libertà di toglierla.

 

«Buongiorno signor Miniati, ho trovato questa nuova notizia sui morti per i vaccini».

Dopo un'analisi abbastanza superficiale, l'uomo invita la dipendente Vanessa a scrivere un articolo al più presto, e la donna si mette subito al lavoro.

Il signor Miniati è il direttore e fondatore del giornale. Anni fa, reclutò i suoi giornalisti tramite gruppi Facebook di negazionisti. Ciò è stato possibile grazie alla ricchezza di suo padre, un grande imprenditore, la quale gli permise di affittare un ufficio e iniziare un'azienda privata da zero. Quasi tutti i dipendenti non sono nemmeno qualificati per fare un lavoro del genere, e la loro unica "qualifica" è essere negazionisti.

 

L'obiettivo di "Smascherando" è quello di diffondere la verità: la loro verità. Non credono nel COVID, nei vaccini, e nemmeno che la Terra sia tonda. Prendono quindi le notizie più ambigue, diffondendo disinformazione propagandistica.

 

Scrivere disinformazione non è però così semplice. Gli scrittori di "Smascherando" devono essere flessibili nella scrittura per manipolare le notizie al meglio. Talvolta è necessario citare la fonte per sembrare più credibili, nel caso in cui la notizia sia copiata e incollata da un'altra, altre volte è invece meglio non fare nessun riferimento ad altre testate.

 

Non tutto ciò che scrivono è fake news. A volte vengono parafrasate cose vere. Altre volte si riportano solo alcuni dati, e vengono ignorati tutti gli altri dati che occorrono per dare contesto alla situazione. Ed è proprio questo che sta facendo ora Vanessa: sta riportando le morti per il vaccino, ma non le morti per il COVID, come se il vaccino fosse più letale del virus, e nemmeno lei sa esattamente da dove provengano questi dati. Sta scrivendo un titolo molto accattivante: "33 nuovi morti per il vaccino anti-COVID nell'ultimo mese".

 

La disinformazione che diffondono questi giornalisti è intenzionale, sì, ma è qualcosa in cui fortemente credono. Sono loro le prime vittime delle fake news, ma ne sono anche i primi artefici. Sono i primi a voler creare un impero di bugie dove le menti manipolate lavorano a servizio dell'imperatrice: la disinformazione.

 

L'impero che vogliono costruire queste persone di mezza età è un impero autoritario, senza libertà, dove tutti credono a ciò che credono loro. Non sanno, tuttavia, che la libertà è proprio ciò che porta avanti il loro giornale: grazie ad essa sono liberi di scrivere tutte le fake news che vogliono. Sono anche agevolati dai loro privilegi, soprattutto di Maniati, il quale ha la strada della vita spianata grazie alla ricchezza e al potere del padre.

 

L'ufficio di "Smascherando" ha anche due dipendenti addetti al trovare post e articoli che criticano il giornale.

«Signor direttore, abbiamo trovato un post su Instagram che ci accusa di diffondere fake news e di fare clickbait» avverte il dipendente Andrea.

«Segnala e blocca» ordina il direttore, come fa ogni singola volta. A dire il vero, è molto più comune che le segnalazioni vengano fatte a loro, e che conseguentemente i post a essere buttati giù siano i loro, e non quelli dei "critici". Ma le critiche non pesano sulla piccola azienda. Hanno il supporto di un'intera comunità di Facebook, agguerrita e che volentieri protesterebbe con in mano forconi e torce. Le loro idee e i loro dati sull'immigrazione sono stati condivisi persino da noti esponenti politici pur di far propaganda. Non hanno nulla da temere.

 

L'impero della disinformazione è sotto costanti attacchi che lo mettono in pericolo, ma va crescendo sempre di più, ed è già realtà. Questo è un impero anche più grande e influente di un impero storico, come quello bizantino. Ma è, come quest'ultimo, destinato a cadere?

 

L'impero è destinato a cadere solo se noi lo vogliamo. Più leggiamo notizie e raccogliamo dati, applicando il dubbio di Cartesio, più avremo l'abilità di riconoscere il vero dal falso. Come gli Ottomani, combattiamo per far cadere l'Impero bizantino della disinformazione, e facciamo conquistare Costantinopoli alla verità.

 

(Immagine a cura di Cristina Gottardi, Unsplash.)

 

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