IL RUOLO DEI PROFESSIONISTI DELLA COMUNICAZIONE PER COMBATTERE FAKENEWS E DISINFORMAZIONE
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IL RUOLO DEI PROFESSIONISTI DELLA COMUNICAZIONE PER COMBATTERE FAKENEWS E DISINFORMAZIONE
Siamo immersi nelle notizie, le produciamo, le condividiamo, le commentiamo; il più delle volte non ci domandiamo neppure da dove vengono né se sono attendibili: il web ha allargato la platea del mondo dell’informazione portando più libertà, più protagonismo, più notizie, ma anche meno intermediazione e meno controlli sulla qualità e la veridicità delle informazioni che viaggiano in rete.
Un tempo a informare i cittadini, ad orientarli, a guidarli nella costruzione di una propria immagine della realtà c’erano la carta stampata, la radio, la televisione; oggi ci sono anche e soprattutto il web e i social media, che rispondono ad almeno tre esigenze ben precise presenti all’interno della società: avere le notizie in ogni momento e in ogni luogo, disporre di una pluralità di fonti informative che esprimono diversi punti di vista e rendere protagonisti anche gli utenti.
Il risultato è un sovraffollamento comunicativo fatto di tante notizie che nascono e muoiono velocemente, alcune delle quali non sono verificate o sono addirittura inventate con il rischio che, piuttosto che accrescere la
conoscenza e la consapevolezza di un determinato accadimento, generino ansia, allarme sociale, visioni distorte della realtà e/o provochino orientamenti e comportamenti che possono avere conseguenze negative sui
singoli o sull’intera comunità.
Perché se è vero che il web è una prateria infinita, è anche vero che ciascuno decide quali sentieri percorrere, che sono fortemente influenzati dal proprio stile di vita, dal proprio modo di pensare, dai comportamenti,
dall’orientamento ideologico e dal proprio ambiente di riferimento, per cui i più finiscono per andare a ricercare nel web quella immagine della realtà che meglio è in sintonia con il proprio universo valoriale e che non
necessariamente corrisponde alla realtà vera. E i rischi di andare sul web ma di rimanere fuori dalla realtà vera sono tanto maggiori per le fasce più deboli della popolazione, quelle che hanno minori strumenti per riconoscere e selezionare la veridicità delle notizie e che sono più esposte alle lusinghe di notizie parziali, fuorvianti e fake news.
Tra l’altro, la digitalizzazione di massa verso cui stiamo andando, allarga la platea delle potenziali vittime.
Ma c’è un ulteriore rischio che è emerso con forza nell’ultimo periodo: anche l’informazione ufficiale e quella veicolata da media tradizionali e media online, in presenza di un evento sconosciuto e di portata individuale e globale, producano tanta confusione e generino disinformazione.
Questi rischi sono tanto più diffusi quanto più le notizie sono specialistiche, settoriali, di difficile interpretazione e hanno delle ripercussioni sui comportamenti collettivi: è il caso delle regole da seguire per la prevenzione, la diagnosi e la cura delle malattie (come per esempio il Covid-19) oppure sulla percezione della sicurezza e quindi con riflessi elettorali.
La disinformazione e la circolazione di fake news si combattono con un sistema normativo adeguato alla nuova fisionomia del mondo della comunicazione, stringendo accordi con le piattaforme di comunicazione,
promuovendo interventi di sensibilizzazione sull’uso consapevole del web.
Ma è anche necessario restituire spazio e riconoscere il valore sociale dei professionisti della comunicazione, giornalisti e altri comunicatori che lavorano nella produzione di contenuti e nella costruzione di relazioni, che
sono gli unici in grado di coniugare la complessità e il pluralismo delle notizie con la competenza e l’affidabilità della fonte, e che rappresentano un argine che garantisce buone e certificate informazioni e respinge falsità,
dietrologie, complotti. Lo riconoscono gli stessi italiani, che nell’86,4% dei casi preferiscono informarsi su un qualsiasi evento utilizzando i canali di informazione tradizionali, dove operano professionisti, piuttosto che fidarsi di quel che trovano sul web.
Ma i professionisti che lavorano nelle redazioni sono sempre di meno, e hanno sempre più bisogno di soggetti che facciano upgrading della qualità dell’informazione.
Le agenzie di comunicazione, in particolare, sono un piccolo plotone di imprese che lavorano al servizio di aziende e amministrazioni pubbliche e rappresentano degli argini contro la cattiva comunicazione e, mentre lavorano per valorizzare e supportare l’immagine e la reputazione sociale del proprio cliente, lavorano anche per i media e per la qualità dell’informazione.