Dead Land ep.4 IT
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Dead Land ep.4 IT
Il nuovo mondo
“Ma che succede? Che trambusto inutile. Smettetela di schiamazzare! Non gridate! Accettate il vostro destino senza rompere le scatole agli altri!” mentre i reietti della società, ammucchiati e abbandonati lungo i marciapiedi come sacchi di spazzatura, alzano i loro corpi cadaverici e scomposti per dare sfogo alle loro pulsioni involontarie e incontrollabili, mentre le droghe sintetiche che fluiscono dentro le loro vene stanno facendo marcire i loro cervelli rendendoli ancora meno umani, la gente degna di vivere si lamenta del loro straziarsi e dilaniarsi. Li maledicono perché nemmeno le spesse mura di cemento dei condomini sono capaci di ostracizzare le grida. Le nere figure si muovono nella notte, lungo le strade, strisciando contro le pareti, le loro ombre si ingigantiscono e si rimpiccioliscono ogni volta che sorpassano un lampione.
La notte nelle strade è stata contraddistinta dalle maligne azioni dei disgustosi esseri che, spinti da una frenesia terribile, hanno speso il loro tempo inginocchiati a ingozzarsi riempiendosi la bocca di brandelli umani e inghiottendoli senza masticare, facendoli scivolare nella gola grazie alle grandi quantità di sangue che accompagnano i pezzi. A terra giacciono sofferenti le persone che stanno venendo divorate vive, i denti aguzzi dei mostri tagliano pelle e muscoli strappandoli da braccia e gambe esponendo le ossa, creando fontanelle rosse intermittenti. Le dita di questi esseri ingordi e avari si fanno strada attraverso l’addome delle loro vittime, che aprono con le unghie, e ne estraggono le viscere e le stritolano mentre le portano alla bocca. Chi non è riuscito a fuggire e salvarsi giace disteso e grida a squarciagola, come se dovesse farsi sentire oltre i confini del cielo, con gli occhi sgranati, aperti come se stessero per scoppiare fuori dalle orbite, che diventano gialli e poi rossi, immobilizzati dal peso dei loro aguzzini e dalla mancanza di comunicazione tra i pezzi del loro corpo. Le grida più disperate si sentono per intervalli di tempo variabili, da una manciata di minuti fino anche a mezz’ora di costante lamento. Solo quando vengono strappati i polmoni o la lingua o la gola lo strazio finisce di essere condiviso e diventa privato, tra mostri e vittime. Le bestie con le pance rigonfie si siedono, si stendono e si accasciano, soddisfatte di essersi ingozzate in modo disumano, e mentre digeriscono ciò che fino a pochi istanti prima era vivo e senziente, sulla pelle delle loro pance si vedono affiorare le sagome di mani, dita, orecchie spinte dall’interno dei loro stomaci dall’ enorme quantità di materia, come medaglie per vantarsi delle loro gesta obbrobriose.
Aprendo gli occhi, Val si trova stesa in una pozza di fredda nel pavimento del bagno del suo appartamento, mentre le mani gelide stringono il palo verticale di un porta asciugamani in ferro. Non riesce a chiudere la bocca mentre l’aria che ha sempre dato per scontato non soddisfa la sua cieca fame di ossigeno, e le mani sanguinanti cominciano a vibrare per il prolungato sforzo di stringere il metallo. Non si rende conto di cosa stia facendo, e mentre si guarda attorno, riprendendo finalmente il controllo dei suoi pensieri, abbandonando la vitale presa lasciandosi scivolare nuovamente sul pavimento freddo con lo sguardo attonito e la bocca spalancata.