 
                     
                    “MAI PIÙ”
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“MAI PIÙ”
“Quel che è accaduto non può essere cancellato, ma si può impedire che accada di nuovo”. Nelle parole di
Anna Frank è racchiuso il senso del Giorno della Memoria, ricorrenza che si celebra in gran parte del mondo,
ogni anno, il 27 gennaio. Ed ispirati dalle parole di Anna Frank, diciamo “MAI PIÙ”.
Auschwitz era un campo di concentramento nazista fondato dai tedeschi nel 1940. Nel 1942, divenne il più
grande dei centri di sterminio dove venne effettuata la “Endlösung der Judenfrage”, conosciuta anche come
la soluzione finale alla questione ebraica.
“MAI PIÙ”.
Più di 1 milione di persone persero la vita ad Auschwitz durante la Seconda Guerra Mondiale. MAI PIÙ”
vittime uccise con le esalazioni di monossido di carbonio in stanze camuffate da locali doccia e i loro corpi
poi bruciati nei forni crematori.
Solo il 25% dei deportati era dichiarato abile al lavoro, il restante 75% (donne, bambini, anziani, madri con
figli) era automaticamente condannato a morte. Sul loro avambraccio sinistro era tatuato un numero ed era
associato un contrassegno colorato che identificava le diverse categorie di detenuti: Ebrei, Rom, Sinti,
Testimoni di Geova, asociali, Omosessuali, Criminali e Prigionieri Politici.
“MAI PIÙ”. Mai più Shoah.
E quanto è beffarda la scritta “Die Arbeit macht frei”, il lavoro rende liberi. “MAI PIÙ” Forzate della
Prostituzione nei Lager Nazisti: Auschwitz, Mauthausen, Dachau, Neuengamme, Buchenwald. Veri e propri
bordelli nei campi di concentramento nazisti, destinati non agli ufficiali delle SS (che già godevano di altri
svaghi), ma ai prigionieri. L’ordine venne da Heinrich Himmler nel 1942. Un “premio”, questa fu l’idea
copiata dai gulag di Stalin. Restarono fuori dal canone delle “vittime” ufficiali. Furono donne dimenticate.
Non erano ebree, ma tedesche “asociali”, slave, rom.
Dalla “ricompensa” gli ebrei erano esclusi, il “piacere” era riservato a detenuti politici, prigionieri di guerra,
kapò, ovvero, a quelli che agli occhi delle SS erano “l’élite del lager”. Gli “accoppiamenti” venivano decisi
su base razziale, slavi con slavi, tedeschi con tedeschi. I bordelli facevano parte integrante dell’ideologia
razziale hitleriana.
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