Una domenica d'ottobre
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Una domenica d'ottobre
Uno spiraglio di luce entra dalla finestra e il sole non può che preannunciare calore e felicità. E così è stato. Una domenica meravigliosa in tranquillità e piacere. Una domenica che si potrebbe dimenticare facilmente per gli avvenimenti ma la pace e la sensazione di armonia non lo permettono.
Affianco a me c’era Tutu, bello come sempre, assonnato ma sereno e le mani calde che mi accarezzavano dolcemente. Il sole mattiniero si addiceva perfettamente al suo dolce viso e mi godevo l’attimo per inebriarmi del profumo della sua pelle e il calore del suo abbraccio. Dopo una settimana intensa dove responsabilità e doveri avevano la precedenza, coccole e baci non potevano che essere l’inizio di un'ottima collazione. Un momento tanto semplice ma significativo in cui ricarichi le batterie e l’affetto.
Come dicevo quella fu una domenica estremamente priva di alcun significato, ma l’abilità di Tutu di trasformare la noia in piacere è ammirevole. Prima di tutto ossessivamente è andato a controllare regolarmente tutti i rubinetti per verificare che l’acqua calda fosse tornata, come se la casa avesse tubi diversi per ogni stanza. Ogni dieci minuti la sua ossessione era quella, come un cucciolo che si avvicina alla porta ad ogni rumore che sente, in attesa che il padroncino ritorni. Non contento, inizia a toccare anche i caloriferi per verificare il riscaldamento. Ovviamente la cosa lo manda su di giri perché non esiste che qualcosa non sia al suo completo controllo. A quel punto il suo lamentio diventa quasi piacevole e divertente perché vedi gironzolare in una minuta abitazione un esserino tanto infelice con gli occhioni luccicanti che implora per una doccia calda e i diritti umani.
Dopo una lunga ricerca online, l’unica opzione, dato il giorno festivo, poco allettante ma di profonda necessità dopo due giorni di ghiaccio dai rubinetti, è la piscina comunale. Una scelta che si è rivelata in seguito assai più sfortunata di quel che si poteva immaginare in principio.
Preparo quindi le borse e porto il mio Tutu con pensiero positivo e filosofico al nostro pomeriggio di relax e coccole. Se non fosse che siamo stati cacciati dopo meno di dieci minuti.
Io non ho molta esperienza con le strutture comunali in questo paese per me ancora inesplorato, ma a quanto pare si paga per qualsiasi servizio all’interno della piscina, nonostante il biglietto d’entrata, gli spogliatoi sono impraticabili, istruzioni inesistenti, le docce in vista di tutti quanti, operatori indifferenti del loro lavoro e ancora meno di essere d’aiuto, asciugacapelli inutili e rumorosi che funzionano solamente al passaggio sfuggente di un essere vivente. In pratica paghi per essere maltrattato e cacciato. Perché ci hanno cacciato? Ebbene, avere una struttura a malapena conforme alle norme di legge va benissimo, ma se si indossa un costume non adeguato alle regole della struttura è un crimine. Un costume che va bene in tutti gli hotel e piscine d’Europa non è sufficientemente idoneo alla maestosità e rilevanza che questa piscina porta nel suo nome: comunale!
Alla fine della storia, abbiamo fatto una doccia con lo spruzzo dell’acqua che si interrompeva ogni cinque secondi, l’operatore che lavava per terra nello stesso istante e lì davanti come se non ci fossero altre superfici da lavare, lo shampoo che dovevi tenere in mano o in mezzo alle gambe perché non avevi alternative che fossero igienicamente accettabili e un asciugamano a 10 metri che durante il percorso si creavano gli stallatiti nei capelli. Un servizio degno dei pochi euro investiti quel pomeriggio.
Il mio Tutu però era felice però perché profumava di buono e ha avuto la sua doccia calda. Un dolcetto lungo il tragitto per coccolarci dopo il piacevole relax in piscina. Due chiacchere, un film e una cena calda che concludono la serata in bellezza. Mimi era contenta di essere affianco a Tutu.